Allergie e cambiamenti climatici
Evidenze suggeriscono che i grandi cambiamenti che coinvolgono il clima, incluso il “global warming” indotto dall’ attività antropica, hanno un impatto sulla salute umana. Nel 2007 è stato pubblicato il Fourth Assessment Report: Climate Change 2007 (AR4) a cura dell’ IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), una organizzazione intergovernativa che fornisce informazioni scientifiche, tecniche e socioeconomiche per la comprensione dei rischi dovuti ai cambiamenti climatici indotti dall’ uomo. Molti studi hanno mostrato il potenziale impatto dei cambiamenti climatici sugli aeroallergeni. E’ stato calcolato un aumento della temperatura media mondiale di 0,5° C per decade. La durata della stagione pollinica è estesa soprattutto in estate e per le specie a fioritura tardiva. |
Rispetto ai primi anni 60 le fioriture primaverili sono anticipate di 6 giorni e gli eventi autunnali ritardati di 4.8 giorni; maggiore allergenicità è stata riscontrata in pollini da piante cresciute a temperature incrementate o in presenza di concentrazioni elevate di CO2.
Non è facile valutare l’ impatto dei cambiamenti climatici sulla prevalenza e le esacerbazioni delle malattie allergiche tuttavia tali variazioni climatiche sembrano avere un ruolo importante. Il più importante effetto positivo, legato all’ aumento delle temperature nei mesi invernali, è la possibile ridotta suscettibilità alle infezioni delle vie aeree, spesso correlate alle basse temperature, che possono rappresentare un fattore scatenante crisi asmatiche nell’ allergico. Gli effetti negativi per gli allergici sono tuttavia più importanti e sono dovuti ad una maggiore esposizione ad allergeni per inizio precoce, incremento della intensità e della lunghezza della stagione pollinica.
Ci sono evidenze che i cambiamenti climatici possono facilitare la diffusione di particolari specie di piante in nuove aree diventate climaticamente confacenti per la loro crescita, facilitando così la possibile comparsa di nuove sensibilizzazioni negli atopici. Il trasporto a lunga distanza di pollini, non presenti in un determinato territorio, come è stato descritto per i pollini di ambrosia, potrebbe rappresentare una causa di nuove sensibilizzazioni e di sintomi tra la popolazione allergica in aree lontane dalla fonte di tali pollini. |
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Ambrosia | |
A causa dei cambiamenti climatici si assiste spesso a precipitazioni violente, improvvise, temporalesche; in queste circostanze particelle allergeniche microniche si liberano in atmosfera in grande quantità dai pollini che si rompono e possono essere causa di crisi asmatiche. Sono state descritte vere epidemie di asma in corso di temporali (thunderstorm asthma). Infine l’incremento di livelli di inquinamenti legato all’ effetto serra può favorire le sensibilizzazioni allergiche e l’esacerbazione dei sintomi. |
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Temporale |
Riferimenti
G.D’Amato, L. Cecchi: Effects of climate change on environmental factors in respiratory allergic diseases. Clin Exp Allergy 2008; 38:1264-1274
K.M. Shea et al: Climate change and allergic disease. J Allergy Clin Immunol 2008; 122: 443-453